“Saviano dice che sogna sindaci africani. Vada a vivere in Africa allora. Così esaudisce il suo sogno e quello di diversi italiani”. “Io sogno Saviano in Africa”. Prima Giorgia Meloni, e poi Matteo Salvini, si sono sentiti in dovere di replicare dalle loro rispettive pagine social a una dichiarazione rilasciata dallo scrittore Roberto Saviano nel corso di un’intervista con Gianni Riotta per Rai Cultura. Parlando di Sud, lautore di Gomorra ha lanciato l’idea di istituire “sindaci africani” per risolvere i problemi di una terra martoriata. Di qui la replica dei due politici del centrodestra. “Io in Africa ci vado. Accompagnerò Salvini magari a recuperare i fondi pubblici della Lega Nord finiti in Tanzania e Meloni a scusarsi per le atrocità commesse dal regime fascista nei territori ex coloniali, regime con cui lei politicamente è in continuità. Per le scuse non è mai tardi”, ha controreplicato Saviano in lungo post affidato al suo profilo Facebook. Una risposta inframezzata dalla controrisposta della leader di Fdi che ha aggiunto: “Purtroppo quando non copi cose scritte da altri spari idiozie ciclopiche. Non hai un amico che possa aiutarti coi social?”. Immediata la risposta di Saviano: “Fossi in lei non farei tanta ironia. Lei è fascista e questa non è ciclopica idiozia, ma una cosa seria e piuttosto grave. Ieri scopro di essere nei trend topic di Twitter perché insultato da Giorgia Meloni e Matteo Salvini che mi invitano ad andare a vivere in Africa ha aggiuntto ancora lo scrittore su Fb – Io in esilio di fatto ci sto già da sei anni, da quando nel 2010, dopo l’inaspettato successo di Vieni via con me, fui praticamente cacciato dal Governo Berlusconi. Subivo attacchi quotidiani e mi resi conto che l’Italia, il Paese con le mafie più pericolose e potenti al mondo, il Paese che invita costantemente all’omertà, non poteva più essere casa per uno come me. Da allora sono cambiati solo i governi, ma non la sostanza dei fatti. L’Italia però mi manca moltissimo e torno spesso per lavoro, per vedere gli amici e i miei cari. È la mia terra e non posso smettere di raccontarla, e se il mio racconto è in antitesi rispetto all’immagine del Paese che hanno Giorgia Meloni e Matteo Salvini non posso che esserne fiero – sottolinea – Fiero per non cedere mai alle loro basse semplificazioni. Fiero perché è la complessità a guidare il mio ragionamento e non il più becero razzismo. Fiero perché io scrivo libri e non cerco voti. Non getto reti nel mucchio, non desidero vincere ma ragionare e, soprattutto, convincere. Siamo diversi io, Meloni e Salvini. E della mia diversità ne faccio un vanto. Loro – prosegue ancora Saviano – propongono discorsi sulla razza, discorsi che io aborro. La città di New York cambiò volto con Fiorello La Guardia, figlio di padre cattolico di Cerignola e di madre ebrea di Trieste. Dal 1934 al 1945 La Guardia fu sindaco di New York, un sindaco figlio di immigrati, con sangue italiano, un sindaco ebreo. Immaginate cosa ne avrebbero detto Salvini e Meloni: ’Se ne torni tra le pecore, La Guardia, ad amministrare New York non ci vogliamo uno straniero’. Salvini e Meloni gettano ami nel mucchio e come gran parte degli esponenti politici italiani non hanno alcuna conoscenza reale del territorio. Non sanno che ci sono interi paesi del sud Italia come Castelvolturno, come Rosarno, dove gli immigrati si sono ribellati alle organizzazioni criminali quando gli italiani non lo facevano più da decenni. Salvini e Meloni non sanno che esistono comunità foltissime di immigrati che lavorano onestamente e che non sono politicamente rappresentate. Il volto di quei territori, dove camorra, ’ndrangheta e sacra corona unita sono fortissime, cambierebbe radicalmente con rappresentanti politici immigrati, con sindaci immigrati. Meloni e Salvini ignorano che il primo sciopero di braccianti, per protesta contro la pratica illegale del caporalato (che, per inciso, avrebbe dovuto essere contrastata efficacemente dallo Stato Italiano) lo organizzò nel 2011 Yvan Sagnet, un ragazzo che veniva dal Camerun, laureato in Ingegneria delle telecomunicazioni al Politecnico di Torino. Vorrei che Meloni e Salvini conclude quindi lo scrittore – capissero che non esistono differenze tra razze, non esiste alcuna invasione, ma esiste un Paese, il nostro, che loro due hanno contribuito, con le forze politiche che rappresentano (e che li rappresentano), a rendere inefficiente, cattivo, discriminatorio. Un Paese in cui realizzarsi è difficilissimo per tutti (italiani e stranieri, e non certo per colpa degli stranieri), un Paese da cui la giustizia sembra essere bandita”.
M.